
(Salani Editore)
Definire la trilogia “Queste Oscure Materie” come una serie per ragazzi, come qualcuno ha tentato di fare, sarebbe non solo riduttivo, ma altresì ingiusto.
E limiterebbe tristemente le qualità di Philip Pullman, che in questi romanzi spazia con disinvoltura dall’avventura “salgariana” alla filosofia metafisica, dai rimandi a poemi come il “Paradiso Perduto” di John Milton alla fantascienza vera e propria, senza tralasciare incursioni nella fisica quantistica (le sue descrizioni del subatomico mi hanno ricordato molto “Il Tao della Fisica” di Capra).
Dal primo capitolo della trilogia, “La Bussola d’Oro”, è stato anche recentemente tratto un film che ha ottenuto un discreto successo. Sarebbe stato interessante, per lo meno per scoprirne le soluzioni visive, poter vedere anche il seguito, sebbene il dubbio che i successivi due capitoli sarebbero stati sforbiciati e “addolciti” rimane.
E’ triste invece pensare che negli USA il secco “no” da parte delle autorità religiose abbia fatto in parte fallire gli incassi del primo film e abbia decretato il destino dei due seguiti.
Che Pullman sia uno scrittore ultra-laico è evidente: ma pensare che la lettura dei suoi romanzi possa “fuorviare” gli animi dei ragazzini è veramente penoso.
Semmai l’autore prende posizione contro tutto ciò che diventa regime imposto, si batte contro la censura e le false ideologie e soprattutto pone come tema centrale della trilogia la difesa del libero arbitrio e la possibilità di mettere in dubbio conoscenze che ci sono state imposte attraverso l’educazione scolastico-religiosa.
Protagonista principale, e rappresentante per antonomasia di questo libero arbitrio, è Lyra Belaqua, ragazzina di dodici anni che subito conosciamo e che ci accompagnerà fino alla fine delle avventure crescendo e maturando con il lettore.
La Lyra di Pullman è un personaggio tenace, impulsivo, restio alla disciplina e spesso imbroglione e bugiardo. Ma soprattutto è “curiosa” e pronta a mettere sempre tutto in discussione. Non c’è traccia, in tutta la trilogia, di leziosità o sdolcinerie (cosa che ci si potrebbe aspettare da un ciclo per ragazzi).
Lyra non fa nulla per essere “simpatica” al lettore, ma certo è veramente un personaggio a 360°, così come tutti quelli della trilogia.
Nel mondo (parallelo al nostro) di Lyra l’anima è visibile sotto forma di daimon, animale che in qualche modo rappresenta il carattere della persona. Così Lyra, come tutti i bambini pre-adolescenti, ha Pantalaimon (detto Pan), daimon ancora capace di cambiare forma a piacimento.
Nel primo romanzo, “La Bussola d’Oro”, veniamo a conoscenza del mistero che ne avvolge la nascita e scopriamo che la bambina avrà un ruolo fondamentale per il futuro del mondo (e dei mondi paralleli) intero.
Tutto si svolge tra incredibili viaggi al Nord, battaglie tra orsi e voli in areostato. Lyra parte dal Jordan College della Oxford parallela con in dono l’aletiometro, lo strumento che dice sempre la verità, e che è, appunto, la Bussola d’Oro del titolo.
Questo primo romanzo è forse quello dove l’avventura “nuda e cruda” ha più il sopravvento…la tessitura teologico-fisica qui è appena abbozzata, il mistero della “Polvere” è già un problema presente ma niente ancora ci viene svelato.
Conosciamo qui tutti i principali personaggi, tra cui spiccano l’orso umanizzato Iorek Byrnison, l’aeronauta texano Lee Scoresby (..magia del fantasy…un personaggio uscito direttamente dai vecchi western) dai modi grezzi ma dalla profonda umanità, i Gyziani, popolo delle acque e la bellissima strega Serafina Pekkala. Nel ruolo dei “cattivi, ma non troppo” troviamo il geniale e freddo Lord Asriel e la crudele e affascinante Miss Coulter…personaggi che definire negativi sarebbe sbagliato, in quanto si muovono nella storia seguendo quella che è per loro la verità da difendere….solo alla fine della trilogia avremo la possibilità di giudicare il loro operato….
Riassumere la storia è impossibile, diciamo solo che La Bussola d’Oro è l’inizio del viaggio e delle avventure iniziatiche di Lyra e della sua battaglia contro il Magisterium, l’autorità religiosa che pretende di prendere il potere sulle decisioni del popolo e che crede di poter liberare per sempre i bambini dal peccato originale costringendoli a subire la più terribile delle mutilazioni, il distacco dal proprio daimon (ecco che qui si inizia a profilare il tema centrale della trilogia…peccato originale = acquisizione del libero arbitrio).
Ci sono momenti di vera avventura e pagine dickensiane, come il rapporto così tenero e affettuoso tra Lyra e Farder Coram, ma anche momenti di tensione (le descrizioni del laboratorio di Bolvangar fanno veramente pensare alle sperimentazioni dei nazisti sui prigionieri dei lager), e così pure momenti di intensa commozione, come la morte del piccolo Tony Makarios.
Il tutto descritto magnificamente dalla penna di Pullman, grandioso negli affreschi immaginari che riescono a creare davanti ai nostri occhi un mondo fantastico ma veramente plausibile, e che ha il dono di una scrittura che non solo è descrittiva ma anche epica e veramente degna dei grandi romanzieri inglesi del passato.
Il secondo capitolo, “La Lama Sottile”, è forse quello più complesso.
Inanzitutto si svolge non più nel mondo di Lyra, ma in mondi paralleli, tra cui il nostro, e aggiunge un altro protagonista, il ragazzino (del nostro mondo) Will Parry.
Will racchiude i sé, a mio parere, tutto il pathos dei personaggi dei romanzi di formazione e ha un che di dolente ed eroico che mi ricorda il mito di Parsifal (la disperazione per aver lasciato la madre, la ferita sempre aperta, come Amfortas, il passaggio forzato da infanzia ad età adulta, con tutta la sofferenza che ciò si porta dietro).
C’è anche qui un oggetto misterioso che dà il titolo al libro, la Lama sottile, appunto, un coltello in grado di aprire porte verso universi paralleli, di cui Will diventa, suo malgrado, portatore e custode.
Anche qui l’avventura abbonda, ma si profila nettamente il problema filosofico su cui poggia la trilogia: in ogni universo parallelo o meglio, in ogni popolazione senziente c’è stato un momento preciso e documentabile in cui ogni uomo o essere ha acquisito consapevolezza di sé (distinguendosi dalla bestialità) e ha cominciato a creare la sua cultura (la mia descrizione è riduttiva, ma rende l’idea….in realtà ci si potrebbero scrivere pagine e pagine…).
Quest’evento è visto dal Magisterium come l’allontanamento da Dio (che qui prende il nome di Autorità) tramite il peccato originale e quindi ne consegue che per loro il libero arbitrio è un male e che bisognerebbe tornare alla purezza primitiva.
Ma qui Pullman fa il salto di qualità, perché tra un’avventura e l’altra ci vengono svelate alcune verità sconvolgenti: la Polvere scorre negli adulti, ma non è il peccato originale, bensì il libero arbitrio stesso…e allora chi ha creato la polvere?
Esiste un creatore, o è la Polvere stessa ad aver creato l’Autorità?
E nel nostro mondo, come identifichiamo la Polvere?
Presi da questi interrogativi, che l’autore svelerà attraverso i personaggi, portando il lettore stesso ad effettuare un viaggio iniziatico verso la consapevolezza, ci viene presentato un altro importante personaggio, la dottoressa Mary Malone, esperta di fisica quantistica ed ex-suora (di nuovo scienza contro religione).
Assieme a Lyra e Will inizierà anche lei un viaggio tra mondi impossibili sfidando ancora il Magisterium e la Signora Coulter agguerrita più che mai e decisa ad impadronirsi dei due magici oggetti.
Ritroveremo anche l’orso Iorek e il buon Scoresby, così come la coraggiosa Serafina Pekkala e gli angeli Balthamos e Baruch (anche loro creature di mondi paralleli). E scopriremo che Lyra altri non è se non la nuova Eva che deve definitivamente spazzare via la falsa religione dai mondi.
Anche qui le discussioni filosofiche, sempre chiare e mai pesanti, si affiancano alle teorie quantistiche della materia oscura (sì, proprio quel bosone, “la particella di Dio” che ultimamente si cerca di isolare al CERN) e alla pura avventura, senza scordare l’alta poesia (l’incontro di Will col padre è una pagina di grande commozione).
La stessa Lyra sta crescendo, e acquisisce maturità nel confronto col suo alter-ego maschile Will.
Nel terzo capitolo, il Cannocchiale d’Ambra, veniamo alla resa dei conti.
La guerra per spodestare l’Autorità, messa in atto da Lord Asriel (scienziato eretico che ormai abbiamo imparato se non ad apprezzare, per lo meno ad ammirare) è iniziata. La stessa Coulter non sa più bene da che parte stare, tutto ciò che sembrava certezza sta crollando.
Gli angeli stessi sono in guerra, il reggente dell’Autorità, l’angelo Metatron (del cui ruolo nella Talmud ancora si discute), autoelettosi Creatore, è alla fine.
Will e Lyra compiranno la missione più dolorosa e difficile, intraprendendo un viaggio nel mondo dei morti, che non è né Inferno né Paradiso (come molti martiri erroneamente hanno creduto) ma mondo dell’infinita desolazione.
Come Enea Lyra e Will ritrovano i cari che hanno perduto, e compieranno per loro il gesto più grande: la liberazione dell’anima, la scomposizione dei loro atomi che finalmente si congiungeranno con il Tutto e con gli atomi degli amati daimon perduti (anche qui ci sono momenti di grande ispirazione…vedere il piccolo Roger dissolversi in un attimo di gioia non è letteratura per ragazzi, è vera poesia).
Facile la metafora: per superare il dolore della morte occorre immaginare non un “dopo”, ma pensare che facciamo tutti parte di un grande “respiro cosmico” (beh, è praticamente il Paradiso degli scienziati…la materia non si distrugge, tutti i nostri atomi si “riciclano” in qualcos’altro).
Qui Mary avrà un ruolo preponderante, e incontrerà il popolo dei Mulefa, altra grande creazione di Pullman…animali senzienti che si muovono su capsule da semi-ruota e che la aiuteranno a costruire, appunto, il Cannocchiale d’Ambra, lo strumento che può vedere la Polvere.
Anche qui, al di là delle straordinarie avventure, che terminano in un finale “aperto”, ci terrei a descrivere quello che più mi è rimasto nel cuore di questa trilogia.
Sono anni che un autore non riesce a darmi quel senso di eccitazione mista a tristezza tipica dell’infanzia che se ne va. Alla fine Lyra non è più una bambina, ha cambiato la sua scontrosità in saggezza, ha scoperto l’amore per un’altra persona. Ma nuovamente non c’è smanceria, anzi, c’è la malinconia per aver perduto per sempre qualcosa che non tornerà mai più (anche Pantalaimon si stabilizzerà), mestizia mista alla curiosità verso un mondo ancora da scoprire, quello dell’altro sesso e dei rapporti amorosi: tutto ciò che il Magisterium, in ogni universo, non ha capito e ha cercato di distruggere.
Così lasciamo Lyra e Will pronti ad affrontare l’avventura più grande, la loro adolescenza, e noi lettori chiudiamo il libro con l’impressione di aver fatto un viaggio meraviglioso e magari ci sentiamo più orgogliosi per averlo letto, perché, per citare Pullman, sono proprio le storie che ci salveranno l’anima: “C’era una volta durerà per sempre”!
Per chi volesse approfondire il mondo di Philip Pullman, esiste un bellissimo sito italiano:
http://www.questeoscurematerie.it